Sulle vecchie auto a Gpl arriva la tempesta perfetta. Molte, per mesi, potranno circolare solo a benzina, vanificando la spesa dei proprietari che hanno appena cambiato le bombole del gas. Per non parlare delle deroghe alle limitazioni del traffico per inquinamento che molti Comuni hanno concesso anche a questo tipo di alimentazione, basandosi sul presupposto che gli interessati circolino a gas. Vanificati anche gli incentivi che lo Stato aveva erogato dieci anni fa per montare un impianto a gas o acquistare una vettura che ne era già dotata di serie.
È l’effetto paradossale degli incentivi dello scorso decennio, combinato con le attuali difficoltà della Motorizzazione.
Infatti, proprio grazie a quegli incentivi (partiti nel 2007), il Gpl raggiunse il suo picco storico: tra il 2008 e il 2009, mantenne una quota tra il 14 e il 15% tra le vetture nuove. Il tutto in un mercato stabilmente e sensibilmente sopra i due milioni d’immatricolazioni (un livello che oggi pare un sogno).
Così si è creato un “gruppone”, che ora arriva alla soglia dei dieci anni, il termine stabilito dalla Motorizzazione per la sostituzione obbligatoria delle bombole del Gpl. Non ci poteva essere momento peggiore: gli uffici della Motorizzazione, sempre più sguarniti di personale, non riescono a garantire che la «visita e prova» (che non è altro che un controllo per vedere se è stata installata davvero una nuova bombola e che sia del tipo indicato dai documenti) avvenga in tempi da Paese civile. È così per tutte le operazioni di competenza della Motorizzazione (tanto che l’ultima legge di Bilancio ha autorizzato anche i centri privati a effettuare le revisioni dei mezzi pesanti, disposizione che comunque è ancora inattuata).
Dunque, per mettere in regola la nuova bombola appena montata non bastano pochi giorni come sarebbe naturale per un’operazione così semplice: ci vogliono alcuni mesi. Durante i quali la nuova bombola non può essere utilizzata: occorre circolare a benzina. Chi usa l’impianto a gas se ne prende tutte le responsabilità se dovesse innescarsi un incendio, magari in seguito a un incidente.
Già normalmente il cambio obbligatorio delle bombole è un’operazione che richiede di fare bene i calcoli, perché il costo del nuovo pezzo, della manodopera e della pratica burocratica rischia di mandare in fumo parte dei risparmi ottenuti usando il gas al posto della benzina. Ora si aggiunge il danno dovuto all’impossibilità di circolare a gas per mesi.
L’emergenza-Motorizzazione è nota a tutti gli addetti ai lavori. E anche ai politici, tanto che proprio ieri alcuni parlamentari M5S hanno sentito il bisogno di ricordare che ora sono finalmente previste nuove assunzioni. Ma non sarà abbastanza per coprire i buchi causati da un quindicennio di blocco delle assunzioni, senza contare che il nuovo personale non entrerà in servizio a breve.
Così bisogna inventare altro per superare l’emergenza. La soluzione più a portata di mano sembra essere un emendamento al decreto Crescita. E in effetti il deputato leghista Tullio Patassini ne ha appena presentato uno che prevede di aggiungere all’articolo 78 del Codice della strada un comma secondo cui la «visita e prova» non è richiesta quando la nuova bombola è identica o simile a quella già annotata sulla carta di circolazioneper forma, capacità, dimensioni e spessore.
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